Il TAN (Tasso Annuo Nominale) rappresenta il tasso di interesse applicato dalle banche e dalle società finanziarie su base annua, espresso in percentuale, che viene applicato sul capitale lordo del finanziamento. È utilizzato per determinare gli interessi che il cliente dovrà pagare, calcolando il piano di ammortamento del prestito, ossia la struttura delle rate che il debitore dovrà versare fino alla completa estinzione del debito. Questo calcolo determina la suddivisione tra quota di interesse e quota di capitale per ogni rata, che sommati danno l’importo totale da versare mensilmente.
Il TAN non include spese aggiuntive come commissioni, oneri e imposte, che vengono invece considerati nel calcolo del TAEG, che rappresenta il costo totale del prestito tenendo conto di tutte le spese obbligatorie.
Per legge, il TAN deve essere riportato sia nel contratto che nel documento informativo precontrattuale (IEBCC o SECCI) che viene fornito al cliente.
Nel caso di un finanziamento a tasso variabile, il TAN viene calcolato aggiungendo a indici come l’Euribor (Euro Inter Bank Offered Rate) o il tasso della BCE, lo spread, ovvero il margine di guadagno dell’istituto finanziario. Se il prestito è a tasso fisso, invece, il TAN è calcolato utilizzando l’indice Eurirs (Euro Interest Rate Swap), che rappresenta il tasso medio di interesse applicato dalle banche europee per operazioni di swap con durata superiore a un anno, al quale viene aggiunto lo spread stabilito dalla banca.
Tuttavia, nel credito al consumo, il tasso fisso applicato dalla maggior parte delle banche è spesso presentato come un tasso finito, ossia un valore già determinato, che non dipende direttamente dalla somma di un indice e dello spread. Questa pratica rende il tasso più trasparente e facilmente comprensibile per il cliente, riducendo l’incertezza su possibili modifiche del tasso tra la richiesta di preventivo e l’erogazione del prestito.